La fase è ancora uno e mezzo e non 2… almeno finchè non si darà retta all’appello di 150 scienziati ed universitari.

La fase è ancora uno e mezzo e non 2… almeno finchè non si darà retta all’appello di 150 scienziati ed universitari.

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Si parla tanto, forse troppo e certamente a sproposito, di fase 2 intendendo con ciò l’uscita dalla crisi sanitaria ed economica generata dalla emergenza Covid-19.

Tralasciando le problematiche legate alle modalità di diffusione del virus che appaiono sempre poco chiare e (soprattutto) la possibilità di debellarne con farmaci idonei e meglio ancora con vaccini le future recrudescenze, quello che interessa in questa sede è il rilancio economico del Paese.

Siamo sicuri che la fase 2 si identifichi con le misure di sussidio ai privati e i finanziamenti a costo zero per le imprese? A prescindere dal fatto che il denaro a costo zero espelle dal mercato le società finanziarie, che per essere competitive con lo Stato saranno costrette ad operare con tassi negativi, questa emergenza ha scoperchiato tali e tante carenze di sistema (altre creandone) che nemmeno la strategia dell’helicopter money potrebbe risolverle.

La fase 2 (ma forse – per differenziarci – sarebbe meglio chiamarla 3) comincerà solo se e quando saremo capaci di progettare l’immediato futuro in maniera tale da coniugare il perdurare della emergenza sanitaria con il ripristino delle libertà personali ed economiche compresse, per non dire dei diritti di partecipazione politica e democratica.

Occorrerà rafforzare l’infrastruttura informatica del Paese, ripensare l’assistenza sanitaria che dovrà necessariamente ritornare statale, rafforzare l’istruzione e la ricerca pubblica, assicurare incentivi solo ad imprese e lavoratori in regola in modo che nessuno da domani consideri come alternativa accettabile quella di offrire o accettare impieghi in nero, combattere frontalmente l’evasione fiscale semplicemente rendendola inutile, con la sostanziale proibizione dell’uso del contante.

CDN LEX, nel suo piccolo, aderisce con entusiasmo alla panoramica di interventi concreti ed urgenti proposti da ben 150 cattedratici e dei quali poco si parla, forse perchè i media pensano (in molti casi non a torto) che alle persone interessi più sapere se riceveranno 600 o 1.000 euro con il prossimo decreto, piuttosto che di cosa vivranno – loro e i loro figli – nei prossimi anni.

Rilanciamo il manifesto pubblicato da Il Sole 24 Ore augurandoci che – come accaduto per la professionalità dei medici e degli epidemiologi, venga data la giusta importanza alle grandi Intelligenze di questo Paese, che invece che puntare ad uno scranno parlamentare a 30 anni raccattando qualche clic su Internet, hanno studiato e si sono impegnati per il Bene Comune, con ciò realizzando molto più dei primi.

In ultima analisi, speriamo anche che si nutra più fiducia negli italiani, che magari saranno anche degli opportunisti, ma non sono degli accattoni. Essere cittadini significa aspirare alla titolarità di diritti e di doveri che vanno ben oltre il diritto di alimentarsi ed il dovere di non uscire di casa.

https://www.ilsole24ore.com/art/bene-chiudere-ma-dobbiamo-subito-preparare-ripartenza-il-modello-corea-ADFocWH

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