Quesito n. 14 del 20 aprile 2020: AZIONE CIVILE

Quesito n. 14 del 20 aprile 2020: AZIONE CIVILE

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Vorrei portare in causa la mia ex fidanzata e il suo compagno per diffamazione tramite social (XXX) per aver pubblicato in anonimo il mio nome su profili di utenti insultandoli e diffamandomi

Carissimo

Più che “azione civile”, il caso come da Lei rappresentato sembrerebbe un furto di identità che si realizza ogni qualvolta una informazione relativa a persona fisica o azienda è ottenuta in modo fraudolento allo scopo di assumere l’identità altrui per compiere illeciti.

Il reato si configura quando i comportamenti sono posti in essere con lo scopo di procurare a sè o ad altri un vantaggio o di recare un danno.

Anche la creazione di un falso profilo su social network, utilizzando abusivamente il nome di una persona del tutto inconsapevole, al fine di comunicare con altri iscritti e di condividere materiale in rete e addirittura offendere altri utenti, può configurare il delitto di sostituzione di persona.

Se è così, occorre segnalare il fatto a XXX, tramite la sezione “segnala”, che provvederà a segnalare l’account e bloccarlo in modo da non poter più utilizzare l’account per insultare altre persone. Successivamente si può fare una denuncia alla Polizia Postale facendo presente anche il sospetto su chi possa essere ma non sporgere querela nei confronti di chi si sospetta, a meno che non si disponga di prove in tal senso.

Nel risalire all’autore del reato, il Pm che indaga può farsi rilasciare informazioni dai provider e dai social network anche se questi non sempre sono collaborativi. La Cassazione (sentenza n. 20485/2018) ha di recente ritenuto legittimo risalire all’autore del reato di sostituzione di persona tramite l’indirizzo IP con cui questi si è collegato alla rete internet. Difatti, oltre agli accertamenti tecnici sui dispositivi, pesano anche gli elementi indiziari che, se precisi, gravi e concordanti, possono portare alla condanna. Risultato: l’indirizzo IP può identificare il colpevole, anche se proviene da un router aperto, ovvero non protetto da password, se altri elementi fanno convergere verso l’identificazione del profilo fake, come i pregressi rapporti con la vittima, l’età e il contesto in generale.



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